L’inflazione crea difficolta alle famiglie italiane, ma rappresenta un vantaggio per il Tfr dei lavoratori. In che modo?
Nonostante l’inflazione abbia provocato già da diversi mesi l’aumento esorbitante sui prezzi dei beni di consumo, da questa potremmo trarne vantaggio per quanto riguarda quell’importo lasciato in azienda. Con l’aumento dei prezzi al consumo, quindi, l’importo del Tfr farà un bel balzo in avanti, per cui i lavoratori vedranno aumentare il loro “tesoretto”.
A quanto ammonta
Sebbene la crescita dell’inflazione stia premendo sulle tasche degli italiani, i lavoratori possono gioire sulla crescita dell’importo del Tfr lasciato in azienda. L’articolo 2.120 del codice civile stabilisce che in caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, il prestatore di lavoro ha diritto ad un trattamento di fine rapporto.
Questo viene calcolato “sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5”. La quota viene proporzionalmente ridotta per le frazioni di anno, computandosi come mese intero le frazioni di mese uguali o superiori a 15 giorni.
L’aumento del Tfr
La buona notizia è che il trattamento di fine rapporto aumenta ad ogni 31 dicembre, sulla base di “un tasso di rivalutazione dunque si applica sull’intero importo accantonato ed è composto da una quota fissa (l’1,5%) ed una variabile legata all’inflazione.
Per quest’ultima bisogna tener conto dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) calcolato al netto dei tabacchi, che a dicembre è risultato pari a 118,2. In poche parole quindi, la percentuale da applicare quest’anno al trattamento già maturato sarà di poco inferiore al 10%.